domenica 27 aprile 2014

Lesorub

 

Lesorub aka Woodcutter
Russia, 1985
9 min.
Di Evgeny Yufit


Oleysya Turkina  racconta che il Necrorealismo emerse a Leningrado nei primi anni ottanta parallelamente a quella fase dell’Unione Sovietica che seguì la morte di Leonid Brežnev definita come epoca della stagnazione. Il regime agonizzante alimentava il nuovo movimento, il quale ridicolizzava uno dei pilastri dell’ideologia sovietica: l'immortalità... Si trattava di un gruppo molto giovane, sfrontatamente punk, comprendente  poeti, musicisti, artisti in genere, ma anche partecipanti casuali che gironzolavano per le strade di Leningrado come un branco di cani selvatici. Simulavano risse in edifici abbandonati, nei treni o facevano precipitare al suolo dai tetti degli edifici tra passanti sgomenti i manichini utilizzati nelle indagini forensi.



Evgeny Yufit ne era l’indiscusso capobranco e molto dello spirito selvaggio che caratterizzava queste azioni confluii nei suoi primi cortometraggi. Lesorub è il secondo corto girato dal regista russo nel 1985, pare in un solo giorno, conserva molta della spontaneità e dell’energia del movimento in un sfrenato fantasticare sul tema del suicidio, lavoro lacero e sgranato che accrebbe all’epoca la reputazione di Yufit come l’autore più intransigente dell’underground cinematografico russo.




sabato 26 aprile 2014

Vychovatel ke strachu


Repubblica ceca, 1989
  16 min.
Regia: Pavel Marek
Fotografia: Roman Včelák

 
Delle circostanze dell’incontro tra Pavel Marek e Roman Včelák con conseguente nascita della Bulšitfilm si è già discusso nel post dedicato a Mrtvý les. Vychovatel ke strachu conserva l’approccio semi-amatoriale e l’atmosfera  onirico-surrealista vero e proprio marchio di fabbrica delle produzioni dei due cineasti cechi, nonché l’omaggio al limite del plagio del maestro Jan Švankmajer, ma a differenza del corto successivo in questo lavoro girato nell’anno domini 1989 si respira un’atmosfera plumbea e opprimente che attraversa Vychovatel ke strachu e non viene mitigato nemmeno dal regolare utilizzo dell’automatismo psichico.




giovedì 17 aprile 2014

Zirneklis

 
Zirneklis aka The spider
Lettonia, 1991
90 min.
Regia: Vasili Mass
Sceneggiatura: Vladimir Kaijaks
Cast: Romualds Ancans, Aurelija Anuzhite, Saulius Balandis, Liubomiras Lauciavicius, Mirdza Martinsone, Algirdas Paulavicius


Vita, una giovane ragazza inquadrata in una rigida routine fatta di casa, scuola, amici e prove del coro della chiesa viene scelta da Albert, un pittore locale, come modella per un affresco raffigurante la Vergine Maria. Giunta nello studio dell’artista la ragazza viene profondamente turbata dall’atmosfera di fosca sensualità che la circonda, comincia a essere tormentata da allucinazioni e da spaventosi incubi in cui un ragno gigantesco tenta di violentarla. Di comune accordo con la madre decide di concedersi un po’ di riposo ospite da alcuni parenti su di un’isola del mar Baltico nella speranza che questi raccapriccianti sogni possano finalmente cessare.


 
Zirneklis è un film che coinvolge attraverso una considerevole varietà di risorse visive e in particolare, e non potrebbe essere altrimenti in una pellicola del genere, nelle sue cupe sequenze oniriche. Meno efficace è la componente filosofica che ha comunque il pregio d’essere solo abbozzata sottraendosi a una verbosità che avrebbe ridotto notevolmente l’efficacia della pellicola e snaturato l’atmosfera di magica sospensione che Vasili Mass riesce gradualmente a costruire su di un tema certo non nuovo – non si può non pensare a Valerie a týden divů (anche se siamo alquanto distanti dallo straordinario film di Jireš) o ad alcune atmosfere care a Borowczyk - ma riorganizzato in una singolare mistura di atmosfere visionarie e allucinate.