Francia/Haiti/USA, 2004
19 min.
Scritto e diretto da Michelange Quay
Nel 1978, gli USA considerarono
che la peste suina diffusasi nella Repubblica
Dominicana avrebbe potuto compromettere anche la loro industria per la
lavorazione delle carni. Dettero quindi vita ad un progetto dal costo di 23
milioni di dollari per lo sterminio di tutti i maiali haitiani (1,3 milioni di
capi), al quale doveva seguire la reintroduzione di nuove razze, manco a dirlo
provenienti dagli Stati Uniti. Tutto
questo senza considerare che, malgrado alcuni maiali dell'isola fossero stati
infettati, pochi erano morti; probabilmente, come sostennero alcuni esperti
veterinari, per la loro notevole resistenza alla malattia. Il progetto venne
realizzato a partire dal 1982, dopo che ogni traccia della malattia era
scomparsa. Due anni dopo, ad Haiti non c'era più nemmeno un maiale creolo.
Il maiale creolo, maiale nero
e apocalittico celebrato da Michelange
Quay in questo suo potente cortometraggio d’esordio che riesce in 19 minuti a
condensare l’immagine livida che Haiti
ha assunto nel corso della storia; il lato oscuro dei Caraibi, un composto di barbarie, violenza, sangue e voodoo, che, a
partire dai racconti sulle efferatezze della rivoluzione degli schiavi – qui giustamente
rivendicata nella stesura della prima costituzione nera - arriva sino agli anni ’80 del Novecento, quando il vecchio
fantasma della contaminazione razziale che animava i tempi dello schiavismo
assume la forma di un’epidemia, quella dell’Aids,
nata, a detta dell’immaginario della medicina americana, proprio nell’isola
caraibica. In quasi due secoli, dagli anni della rivoluzione alla fine del
Novecento, Haiti incarna infatti per
la cultura occidentale la manifestazione esotica di quello spettro che Marx vedeva nel sollevamento delle masse
contro la borghesia. Pur rivestendo un ruolo progressivamente più marginale
nella mappa della politica internazionale, l’isola caraibica rispecchia in modo
paradigmatico i rapporti di forza che regolano il mercato mondiale. Il ghetto
caraibico, coccolato prima per l’importanza dello zucchero, addomesticato poi
dal paternalismo dell’intervento americano – Haiti è una delle zone preferite per i nostri esperimenti a detta
di Noam Chomsky - e stritolato infine
dagli ingranaggi del debito internazionale facendo di quest’isola la nazione
attualmente più povera dell’emisfero occidentale.
Nessun commento:
Posta un commento