domenica 14 giugno 2015

L'évangile du cochon créole


Francia/Haiti/USA, 2004
19 min.
Scritto e diretto da Michelange Quay

 
Nel 1978, gli USA considerarono che la peste suina diffusasi nella Repubblica Dominicana avrebbe potuto compromettere anche la loro industria per la lavorazione delle carni. Dettero quindi vita ad un progetto dal costo di 23 milioni di dollari per lo sterminio di tutti i maiali haitiani (1,3 milioni di capi), al quale doveva seguire la reintroduzione di nuove razze, manco a dirlo provenienti dagli Stati Uniti. Tutto questo senza considerare che, malgrado alcuni maiali dell'isola fossero stati infettati, pochi erano morti; probabilmente, come sostennero alcuni esperti veterinari, per la loro notevole resistenza alla malattia. Il progetto venne realizzato a partire dal 1982, dopo che ogni traccia della malattia era scomparsa. Due anni dopo, ad Haiti non c'era più nemmeno un maiale creolo.


 
Il maiale creolo, maiale nero e apocalittico celebrato da Michelange Quay in questo suo potente cortometraggio d’esordio che riesce in 19 minuti a condensare l’immagine livida che Haiti ha assunto nel corso della storia; il lato oscuro dei Caraibi, un composto di barbarie, violenza, sangue e voodoo, che, a partire dai racconti sulle efferatezze della rivoluzione degli schiavi – qui giustamente rivendicata nella stesura della prima costituzione nera - arriva sino agli anni ’80 del Novecento, quando il vecchio fantasma della contaminazione razziale che animava i tempi dello schiavismo assume la forma di un’epidemia, quella dell’Aids, nata, a detta dell’immaginario della medicina americana, proprio nell’isola caraibica. In quasi due secoli, dagli anni della rivoluzione alla fine del Novecento, Haiti incarna infatti per la cultura occidentale la manifestazione esotica di quello spettro che Marx vedeva nel sollevamento delle masse contro la borghesia. Pur rivestendo un ruolo progressivamente più marginale nella mappa della politica internazionale, l’isola caraibica rispecchia in modo paradigmatico i rapporti di forza che regolano il mercato mondiale. Il ghetto caraibico, coccolato prima per l’importanza dello zucchero, addomesticato poi dal paternalismo dell’intervento americano – Haiti è una delle zone preferite per i nostri esperimenti a detta di Noam Chomsky - e stritolato infine dagli ingranaggi del debito internazionale facendo di quest’isola la nazione attualmente più povera dell’emisfero occidentale.





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