giovedì 26 febbraio 2015

Wir


Germania, 1982
98 min.
Regia di Vojtech Jasný

 
D-503 è parte - numero tra i numeri - di una società totalmente organizzata che pretende di spingersi sino alla rigorosa felicità matematica nonché progettista dell’Integrale elettrico di vetro, dal respiro di fuoco, l’astronave che porterà quest’ordinata civiltà su altri mondi, emancipandola dal pianeta Terra, sul quale essa rappresenta solo un’oasi circondata da una natura selvaggia ed inquietante dove i cubicoli trasparenti che ospitano i numeri abitanti lo Stato Unico sono separati da un altrove non sottomesso e non razionalizzato da un semplice Muro. Ma l’incontro e la seguente infatuazione per una donna la quale si rivelerà essere membro di un gruppo terroristico che si propone di far fallire la spedizione dell’Integrale e di distruggere lo Stato Unico, portano lo zelante matematico a un graduale travaglio. Il suo farsi uomo da numero che era, il destarsi dell’istintualità, dell’animalità lo conducono non solo ad un’aperta ribellione nei confronti del Benefattore, il tiranno dal volto paterno – e dalle fattezze palesemente staliniane -, ma soprattutto nei confronti della propria ragione, scoperta nella sua funzione ferocemente repressiva.


 
Pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1922, Мы (Noi) di Evgenij Zamjatin sancisce la nascita ufficiale del genere distopico - o delle utopie negative - il cui immaginario si regge su forme negative di società, sviluppa modelli perversi che incarnano le patologie della macchina statale portandole alle loro estreme conseguenze; genere letterario reso successivamente famoso da 1984 di George Orwell e Brave New World (Il Mondo Nuovo) di Aldous Huxley. Questa brillante trasposizione firmata da Vojtech Jasný nasce agli albori degli anni ’80 per la televisione tedesca  e nonostante gli evidenti limiti di budget riesce a imbastire un’opera discretamente visionaria in cui la messa in scena delle raziocinanti condizioni d’esistenza dei singoli individui che come particelle isolate riproducono la razionalità del sistema attraverso il loro essere parossisticamente calcolatorio restituisce degnamente l’asetticità dello Stato Unico zamjatiniano. La felicità dello Stato Unico è il fine di un processo entropico che porta ad una stasi assoluta, la ribellione allo Stato Unico è ribellione anche nei confronti della ragione.  La stessa chiamata che un giorno mosse Abramo a lasciare la sua casa, la sua terra, il suo popolo, per diventare il padre di una popolazione utopica,  - unica licenza nei confronti del romanzo - senza luogo, come senza luogo è già il nostro abitare sulla terra.





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