Germania, 1982
98 min.
Regia di Vojtech Jasný
D-503 è parte - numero tra i numeri
- di una società totalmente organizzata che pretende di spingersi sino alla rigorosa
felicità matematica nonché progettista dell’Integrale
elettrico di vetro, dal respiro di fuoco,
l’astronave che porterà quest’ordinata civiltà su altri mondi, emancipandola
dal pianeta Terra, sul quale essa rappresenta solo un’oasi circondata da una
natura selvaggia ed inquietante dove i cubicoli trasparenti che ospitano i
numeri abitanti lo Stato Unico sono separati da un altrove non sottomesso e non
razionalizzato da un semplice Muro.
Ma l’incontro e la seguente infatuazione per una donna la quale si rivelerà essere
membro di un gruppo terroristico che si propone di far fallire la spedizione dell’Integrale
e di distruggere lo Stato Unico, portano lo zelante matematico a un graduale travaglio.
Il suo farsi uomo da numero che era, il destarsi dell’istintualità, dell’animalità
lo conducono non solo ad un’aperta ribellione nei confronti del Benefattore, il tiranno dal volto
paterno – e dalle fattezze palesemente staliniane -, ma soprattutto nei
confronti della propria ragione, scoperta nella sua funzione ferocemente repressiva.
Pubblicato per la prima volta in
Inghilterra nel 1922, Мы (Noi) di Evgenij Zamjatin sancisce la nascita
ufficiale del genere distopico - o delle utopie negative - il cui immaginario
si regge su forme negative di società, sviluppa modelli perversi che incarnano
le patologie della macchina statale portandole alle loro estreme conseguenze;
genere letterario reso successivamente famoso da 1984 di George Orwell e Brave New World (Il Mondo Nuovo) di Aldous Huxley. Questa brillante
trasposizione firmata da Vojtech Jasný nasce agli albori degli anni ’80 per la
televisione tedesca e nonostante gli
evidenti limiti di budget riesce a imbastire un’opera discretamente visionaria
in cui la messa in scena delle raziocinanti condizioni d’esistenza dei singoli
individui che come particelle isolate riproducono la razionalità del sistema
attraverso il loro essere parossisticamente calcolatorio restituisce degnamente
l’asetticità dello Stato Unico zamjatiniano. La felicità dello Stato Unico è il
fine di un processo entropico che porta ad una stasi assoluta, la ribellione
allo Stato Unico è ribellione anche nei confronti della ragione. La stessa chiamata che un giorno mosse Abramo a lasciare la sua casa, la sua
terra, il suo popolo, per diventare il padre di una popolazione utopica, - unica licenza nei confronti del romanzo - senza
luogo, come senza luogo è già il nostro
abitare sulla terra.
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