Slovacchia, 1977
13 min.
Regia di Juraj Jakubisko
L’imperdonabile e dissacrante utilizzo
dell’effige di Stalin come oggetto
dell’invocazione da parte delle fanatiche suore sanguinarie in Dovidenia v pekle priatelia (1970) costò
a Jakubisko l’immediata espulsione
dagli Studi Cinematografici di Bratislava
e dieci anni di oblio che terminarono solo nel 1980 con Postav dom, zasad strom, film incolore su soggetto non suo, girato
sotto stretta sorveglianza da parte del regime. Bubeník Červeného Kríža fu una parentesi all’interno di tale
periodo, si tratta di un breve documentario a scopo divulgativo sul tema dei
bambini che crescono senza l’amore genitoriale che il Ministero della Salute
commissionò al regista slovacco.
Ma nemmeno l’implacabile stretta istituzionale
portò Jakubisko a rinunciare al suo
sperimentalismo formale e al bisogno di rivendicare il suo irriverente spirito
cinematografico tanto che il cortometraggio divenne un vero e proprio evento
nei circoli cinematografici cecoslovacchi, salutato come il ritorno del regista
che più d’ogni altro era riuscito a condensare su pellicola lo smarrimento,
l’inquietudine e il caos di una realtà indecifrabile in cui si era franato un
intero sistema ideale e politico lasciando dietro di esso solo cieca
repressione.
Il film più breve che abbia girato, sui bambini che hanno perso i
genitori. Mi è valso una medaglia della croce di San Giovanni, che comporta
molti vantaggi: il più grande è che quando vado a donare il sangue non devo
fare la fila.
Juraj Jakubisko
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