Repubblica ceca, 1984
12 min.
Regia di Vaclav Mergl
La Wunderkammer era
una camera dove, verso la fine del Medioevo, principi ed eruditi raccoglievano stipati
sulle pareti gli oggetti più disparati: conchiglie, ossa di polipo, sali
minerali, metalli, animali impagliati, radici, statuette mitologiche, zoccoli e
teschi di animali, armi esotiche, manoscritti e ogni altro genere di curiosità,
una vera e propria camera delle meraviglie cui il cinema ha spesso reso omaggio
e, in particolar modo un certo cinema legato ai nomi di Jan Švankmajer e i Quay Brothers
nel quale questo affascinante cortometraggio rientra appieno, che non solo ne ha
introiettato l’immaginario, ma ne ha visivamente riassunto la duplice anima di
techne e magia.
Il caos che sembra
regnare nella Wunderkammer è però soltanto apparente: per la mentalità del
sapiente medioevale, essa era una sorta di microcosmo che riproduceva, nella
sua armoniosa farragine, il macrocosmo animale, vegetale e minerale. Per questo
i singoli oggetti sembrano trovare il loro senso soltanto gli uni accanto agli
altri, fra le pareti di una stanza nella quale il sapiente poteva misurare ad
ogni istante i confini dell’universo.
Giorgio Agamben – La stanza delle meraviglie
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