Polonia, 1973
124 min.
Regia di Wojciech Has
Sceneggiatura di Wojciech Has; dall’omonimo romanzo di Bruno Shulz
Fotografia: Witold Sobociński
Musica: di Jerzy Maksymiuk
Cast: Jan Nowicki, Józef Kondrat, Irena Orska, Gustaw Holoubek, Halina Kowalska, Filip Zylber, Bena Adamek, Jerz
Jozef si reca in visita dal padre ricoverato in un sanatorio che offre una particolarissima cura ai propri pazienti. Superato l’ingresso si ritrova in una struttura fatiscente ed in rovina
dove nessuno, pare, sia presente ad occuparsi dell’ospedale e dei suoi
degenti chiusi all’interno di stanze impenetrabili, ma la soglia è stata
ormai superata e un viaggio ben più arduo lo attende.
Un luogo dove si dorme sempre, ma in cui non è mai notte; così viene
maliziosamente presentato all’ignaro Jozef ed a noi spettatori Il
sanatorio all’insegna della clessidra, quasi a voler avvertire che la
dialettica sogno/risveglio cardine dello svolgimento del racconto
onirico, cui le sequenze iniziali ci hanno in parte preparato, sarà
monca, impossibilitata all’interno di un cortocircuito. Il sogno di Jozef è un viaggio a ritroso nel tempo, ai fantasmi della
sua infanzia ed oltre se stesso, ai suoi mondi esotici e fantastici,
ai protagonisti della storia europea del XIX secolo sino ai secoli remoti in
una peregrinazione forzata da un risveglio impossibile, nei corridoi
colmi di ragnatele e nei binari morti, negli anfratti logori di tempo
rigurgitato in un continuo smarrirsi nel sogno dato che, per dirla con
le parole di Walter Benjamin: C’è un sapere non ancora cosciente di ciò che è stato, la cui estrazione alla superficie ha la struttura del risveglio.
Ogni primavera comincia così, con quegli oroscopi
immensi, frastornanti, non a misura di una stagione; in ognuna…c’è di
tutto: infiniti cortei e manifestazioni, rivoluzioni e barricate;
attraverso ognuna passa in un determinato momento quell’ardente ventata
di frenesia, quella sconfinata tristezza ed esaltazione che invano
cercano un equivalente nella realtà.
Bruno Schulz
Bruno Schulz
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