87 min.
REGIA: Nikolay Khomeriki
SCENEGGIATURA: Nikolay Khomeriki, Yuniy Davidov, Alexander
Rodionov
FOTOGRAFIA: Alisher Khamidkhodzhaev
MONTAGGIO: Kirill Kozlov, Igor Kireev
MUSICHE: Fedor Lavrov
CAST : Fedor Lavrov, Klavdia Korshunova, Katerina Golubeva,
Pavel Lubimtsev, Alica Khazanova, Andrey Kazakov, Olga Demidova, Sergey Tsepov,
Igor Ovchinnikov, Sergey Petrov, Stanislav Mikhin, Anna Ardova, Tatyana
Mitiyenko, Irina Barskaya, Darya Barskaya, Leos Carax
Il mondo, quello che si crede di conoscere, che si percorre
ogni giorno, è lasciato fuori campo. In 977
opera prima del russo di Mosca Nikolay
Khomeriki, un uomo, uno scienziato, lo osserva sfocato (in un film dove
ancora una volta l'inizio e la fine si incontrano uguali e diverse) a bordo di
un non meglio identificato mezzo di trasporto che lo conduce in uno spazio
segreto, al di là di una frontiera invisibile: un edificio-laboratorio in cui
altri scienziati e un gruppo di volontari che si sono proposti come cavie
conducono esperimenti nel tentativo di verificare l'armonia interiore
attraverso l'algebra. E il numero che dà il titolo al film è il codice cifrato
legato a quella ricerca, che si ispira alle regole della matematica alfine di
spiegare, se mai ciò è possibile, la sfera emozionale e spirituale dell'essere
umano.
977 è un film di
realismo fantastico nel senso, migliore, di molto cinema pensato, prodotto e
realizzato in quella che era l'Europa dell'Est. Dunque, un film dove ogni
immagine condensa un immaginario filmico e politico immediatamente
riconoscibile e abbastanza raro da ritrovare nelle attuali cinematografie ex
est europee. Un film che fa pensare, senza pedanterie, a Tarkovski, a quel Tarkovski
che ci invita a un viaggio in un mondo solo apparentemente parallelo, lontano e
misterioso (si pensi a Stalker o Solaris). Khomeriki rende quel
laboratorio un set in trasformazione, filmato in soggettiva o comunque con
occhio complice e in movimento, che entra nelle stanze dove si tengono gli
esperimenti e negli spazi più intimi di un ambiente dove la linea tra vita
privata e lavorativa si frantuma.
Un ampio salone può essere luogo di riposo per gli uomini e
le donne lì ricoverati oppure spazio per una conferenza al termine della quale
sarà svuotato dei suoi elementi. Così come la stanza più segreta, quella monitorata
da una piccola videocamera-occhio in perpetuo movimento circolare, sarà
osservata e penetrata in immagini che restituiscono, al pari delle luci e dei
corpi, il senso di una realtà mutante nella quale convivono scienza e emozione.
E i loro più imperscrutabili segni. L'anima di un numero e il numero, la
temperatura sempre diversa, di un'interiorità.
Tratto da www.sentieriselvaggi.it
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