Papa, umer
ded moroz AKA Father, Santa Klaus Has Died
Russia,
1992
77 min.
Regia di Yevgeny Yufit
Era il 1992 quando Yevgeny
Yufit traendo spunto dal racconto La
famiglia del Vurdalak di Aleksej Tolstoj realizzò il suo primo
lungometraggio Papa, umer ded moroz istituzionalizzando la componente cinematografica di quel movimento denominato necrorealismo, un malsano connubio di
cinema horror a basso costo e neorealismo italiano. Cinema tassativamente in
bianco e nero, insalubre, nihilista, violento, ma allo stesso tempo: “con lo
stile tipico della poesia visiva orientale di Tarkovskij o Paradzanov
(fatto di campi lunghi, narrazione lirica che inasprisce le tensioni del
racconto, vocazione concettuale alla metafisica), Yufit eccede da ogni norma descrivendo un paesaggio oscuro in cui
si parla pochissimo e nel quale la parola è deliberatamente volta a frantumare
il rifiuto della rappresentazione diacronica, favorendo un processo di pura
atmosfera nella quale il senso delle redenzione cede il passo ad un vuoto
gelido: così, il senso di privazione spirituale del film è assoluto.
L’incubo di Yufit
si realizza tutto in una suggestione visiva assai lontana dalla sensibilità
occidentale, in quanto non si cura di attribuire un qualche senso alla
narrazione (frammentaria, incoerente, talvolta del tutto inesistente), e così
il ritratto della vita umana e della sua insensatezza possiede un’oscura poesia
ornata di simbolismi e metafore nella quale agiscono personaggi senza speranza
e senza scampo, reietti dell’esistenza, desolati superstiti del nulla. In
questo senso Yufit prosegue il
discorso di Tarkovskij radicalizzandone
il senso: la fine dello spiritualismo ha prodotto una catastrofe nella quale
l’angoscia non è altro che l’immagine riflessa dell’orrore.”
Beniamino Biondi
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