domenica 7 giugno 2015

Gomo paradoksum

Russia, 1989
18 min.
Regia di Vladimir Kobrin

 
Un messaggio inviato il 16 novembre 1974 nello spazio cosmico alla ricerca di altre forme di vita intelligenti è il punto di partenza di questo cortometraggio di Vladimir kobrin, o meglio lo è il grande silenzio cosmico derivante dalla trasmissione, la simbolica assenza di risposte interstellari viene supplito dalla polivocità della troupe cinematografica stessa, la sola in grado di fornire linfa verbale e spirituale all’attesa e che naturalmente rimane fuoricampo. Lo spazio filmico è nel frattempo invaso da singolari burattini che si muovono all’interno di uno spazio manipolato, deformato, frenetico dove la presenza umana è bandita, essi appaiono solo nella loro versione artefatta e grottesca; tutto assume l’aspetto di un inganno sensorio, Kobrin utilizza la metodologia dada della contraffazione: la concretezza stessa del reale, la sua sensazione di esistenza, si liquefa nella trasformazione costante assumendo l’aspetto di un inganno sensorio, di un miraggio transitorio del tempo sostiene Serafino Murri posizionando il cinema del cineasta russo nella dimensione dell’Infra-realtà.


 
Il mio cinema può essere definito un teatro delle marionette psichedelico, i cui personaggi – vivi o no – vivono secondo le leggi di una sorta di teatro cosmico. L’artista è colui che racchiude in sé la distanza che si estende tra la terra e lo spazio. A mio parere, il compito che devo assolvere consiste nell’asciugare lo specchio in cui si riflettono l’uomo, e tutta l’umanità; mostrare che questo mondo, questo “spettacolo” senza Dio – vale a dire senza il punto cui convergono tutti i fili di noi uomini-marionetta – è senza senso e non è degno di simpatia.
Vladimir Kobrin






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