domenica 21 giugno 2015

Zymotic Amaurosis


Turchia, 2008
26 min.
Scritto e diretto da Ozan Adam

 
Zymotic Amaurosis è un’oggetto anomalo, irregolare sia nella formulazione cinematografica turca degli ultimi anni sia per il suo farsi cialtrone e scanzonato e infine per il suo singolare svolgimento senza legge né geometria, frammentato viaggio attraverso brandelli di sogni, di fantasie ipnagogiche, di fantasmi e di ricordi tronchi; materia irregolare in connessione immediata con il sogno, o meglio, con la perdita che emerge col sogno, col dileguarsi dell’oggetto onirico al risveglio e il suo mancare al mondo. Schegge registrate da micro telecamere installate negli occhi di un astronauta in missione segreta e a seguito di un trapianto finiti in orbite ottenebrate dalle quali si cerca di recuperare le informazioni sino a perdersi nell'illogicità di un subconscio complesso, nella vaga formulazione di un ordine onirico alternativo che però non si giunge mai a catturare in una figura ultima e immobile, ma nella moltiplicazione dei possibili ordini alternativi.

domenica 14 giugno 2015

L'évangile du cochon créole


Francia/Haiti/USA, 2004
19 min.
Scritto e diretto da Michelange Quay

 
Nel 1978, gli USA considerarono che la peste suina diffusasi nella Repubblica Dominicana avrebbe potuto compromettere anche la loro industria per la lavorazione delle carni. Dettero quindi vita ad un progetto dal costo di 23 milioni di dollari per lo sterminio di tutti i maiali haitiani (1,3 milioni di capi), al quale doveva seguire la reintroduzione di nuove razze, manco a dirlo provenienti dagli Stati Uniti. Tutto questo senza considerare che, malgrado alcuni maiali dell'isola fossero stati infettati, pochi erano morti; probabilmente, come sostennero alcuni esperti veterinari, per la loro notevole resistenza alla malattia. Il progetto venne realizzato a partire dal 1982, dopo che ogni traccia della malattia era scomparsa. Due anni dopo, ad Haiti non c'era più nemmeno un maiale creolo.

domenica 7 giugno 2015

Gomo paradoksum

Russia, 1989
18 min.
Regia di Vladimir Kobrin

 
Un messaggio inviato il 16 novembre 1974 nello spazio cosmico alla ricerca di altre forme di vita intelligenti è il punto di partenza di questo cortometraggio di Vladimir kobrin, o meglio lo è il grande silenzio cosmico derivante dalla trasmissione, la simbolica assenza di risposte interstellari viene supplito dalla polivocità della troupe cinematografica stessa, la sola in grado di fornire linfa verbale e spirituale all’attesa e che naturalmente rimane fuoricampo. Lo spazio filmico è nel frattempo invaso da singolari burattini che si muovono all’interno di uno spazio manipolato, deformato, frenetico dove la presenza umana è bandita, essi appaiono solo nella loro versione artefatta e grottesca; tutto assume l’aspetto di un inganno sensorio, Kobrin utilizza la metodologia dada della contraffazione: la concretezza stessa del reale, la sua sensazione di esistenza, si liquefa nella trasformazione costante assumendo l’aspetto di un inganno sensorio, di un miraggio transitorio del tempo sostiene Serafino Murri posizionando il cinema del cineasta russo nella dimensione dell’Infra-realtà.

venerdì 22 maggio 2015

Outerspace


Austria, 1999
10 min.
Scritto e diretto da Peter Tscherkassky


Una giovane donna entra in un’anonima casa di periferia in piena notte; chiusa la porta avviene la fatale rottura, gli spazi si richiudono e si riavvolgono frantumandosi attraverso lo schermo, qualsiasi parvenza di narrazione cinematografica è sopraffatta e travolta, lasciando effuse infinite schegge di un linguaggio cinematografico del tutto singolare. Si tratta di Outerspace  di Peter Tscherkassky, l’avaguardista della celluloide, il cineasta austriaco che tramite la sua modalità di lavoro fieramente analogica riconcilia il termine avanguardia con il suo romantico sentore anacronistico.

martedì 12 maggio 2015

A través de las ruinas


Argentina, 1982
9 min.
Scritto e diretto da Claudio Caldini

 
I corpi, ma anche i gesti, i movimenti, le azioni... sono solo fantasmi. Dice a proposito del suo cinema Claudio Caldini, e aggiunge: il mio cinema in un certo senso rimanda al concetto della pittura Shan shui dove la figura umana sfugge dal centro della rappresentazione. È un semplice elemento all'interno dell’amalgama del paesaggio, dell'esistenza della Terra. In A través de las ruinas la figura femminile appare come un’ombra, si fonde con il paesaggio.

domenica 3 maggio 2015

Die Linkshändige Frau


Germania, 1978
113 min.
Regia: Peter Handke

 
Un treno in transito infrange la quiete di un sobborgo di Parigi, lasciando una pozzanghera sul marciapiede della stazione sussultante d'una imperscrutabile energia. Questa languida allegoria è al centro dell'austero, laconico film di Handke, prodotto da Wim Wenders, che inizia là dove L'amico americano ci aveva lasciato: all'aeroporto di Roissy. Qui, la donna (Edith Clever) ritrova il marito (Bruno Ganz) e, senza motivo apparente, lo allontana per intraprendere un incerto viaggio che ha l'ambivalenza della fuga e dell'esplorazione, della ricerca del vuoto e della contemplazione del mondo.

giovedì 23 aprile 2015

O Slavnosti A Hostech


Cecoslovacchia, 1966
68 min.
Scritto e diretto da Jan Nemec

 
Un gruppo di amici partecipa a un pic-nic nel bel mezzo di una natura rigogliosa, in un'atmosfera di buonumore e rilassatezza, ma l'arrivo di uno stravagante individuo e dei suoi compagni rompe questo clima sereno e gioioso. Questi prende a braccetto uno dei partecipanti, e lo porta lontano seguito dagli altri membri della compagnia, tutto accade all'improvviso e inopinatamente, nessuno oppone resistenza tranne questi che incredulo dell’arrendevolezza dei suoi amici chiede spiegazioni agli sconosciuti dai quali non otterrà altro che tutta una serie di risposte paradossali che porteranno alla conclusione che tutto quanto era solo una farsa ideata da Rudolf, il figlio adottivo del padrone di casa, per divertirsi assieme ai suoi amici. Il padrone di casa, o meglio l’anfitrione, sopraggiunto nel frattempo, scusandosi del comportamento del ragazzo invita tutti a una tavolata nella sua tenuta come se nulla fosse accaduto e solamente uno del gruppo trova da ridire (il moralista interpretato da Evald Schorm altro grande regista della Nová Vlna) sulla grossolanità dello scherzo e sull’atteggiamento della compagnia, che è disposta ad accettare tutto in silenzio e a lasciarsi intimidire e di conseguenza decide di abbandonare il banchetto in segno di disapprovazione. La compagnia allora si mette alla sua ricerca; la caccia è aperta…

giovedì 16 aprile 2015

Esta pared no es medianera


Perù, 1952
10 min.
Scritto e diretto da Fernando de Szyszlo

 
Tornato in patria nel 1951 dopo un lungo soggiorno in Europa dove, come la maggior parte di artisti dell’epoca ha acquisito interesse per le potenzialità del nuovo mezzo cinematografico, Fernando de Szyszlo filma assieme alla moglie, la poetessa Blanca Varela e un manipolo di amici tra cui Ricardo Sarria, Fernando Román, Amanda Reáteguilo e lo scultore Jorge Piqueras, questo cortometraggio tardo avanguardistico, una breve antologia di immagini fortemente debitrici dei ritmi e delle atmosfere surrealiste in particolare di Un Chien Andalou e L'Age d’or alla cui visione il pittore peruviano era stato introdotto a Parigi da André Breton.

domenica 12 aprile 2015

Ditirambo vela por nosotros


Spagna, 1966
26 min.
Scritto e diretto da Gonzalo Suárez


Era il 1966 quando in Spagna apparve un singolare romanzo dal titolo Rocabruno bate a Ditirambo scritto da uno sconosciuto autore di nome Gonzalo Suárez; la storia ruotava attorno a una misteriosa contesa tra un scrittore, Rocabruno, e un ex giornalista investigativo poi investigatore privato di nome Ditirambo, stravagante personaggio che non sorride mai e dice sempre la verità, un eroe atipico con l'impassibilità di un Buster Keaton, vero e proprio alter ego dell’autore. Nello stesso anno Suárez porterà su pellicola il suo personaggio dirigendo Ditirambo  vela  por  nosotros, un  cortometraggio girato in 16 mm, finanziato dalla sua stessa famiglia e interpretato dall'autore-regista, il cui scopo era  quello  di  lasciarsi alle spalle la tradizione cinematografica e dare il via a  un  vero e proprio cinema  indipendente spagnolo.

martedì 7 aprile 2015

A Clerk in Charge


Giappone, 2004
7 min.
Scritto e diretto da Atsushi Wada

 
Un impiegato ha le sue mansioni. Un impiegato svolge il proprio lavoro. Questo è quello che un impiegato deve fare. Sono le tre semplici e coincise asserzioni utilizzate da Atsushi Wada sul suo sito per presentarci questo lavoro del 2004, a detta di alcuni opera della raggiunta maturità dell’animatore giapponese. A Clerk in Charge non si discosta particolarmente dai temi onnipresenti nel lavoro di Wada ovvero lo sgomento della conformità e della coercizione comunque esorcizzati da un bizzarro senso dell'umorismo che investe l’assurdità del banale che allo stesso tempo riesce a creare una certa tensione sospesa e irrisolvibile. La struttura minimalista dell’animazione del regista giapponese in parte vela la ricca stratificazione di significati e trova la sua piena realizzazione nel diligente gioco di ripetizioni e variazioni; l’attenzione manicale per il suono ne fa una sorta di sinfonia fordista scandita da un insieme di operazioni segnaletiche in cui alienarsi e ri-vedersi come figure prive di qualsiasi esperienza etica possibile alle quali altro non resta che riparatori compiti da realizzare.

mercoledì 1 aprile 2015

Klassenverhältnisse


Germania, 1984
126 min.
Scritto e diretto da Jean-Marie Straub, Danièle Huillet

 
[…] Il titolo del film dovrebbe far capire molte cose. Rapporti di classe: l'America è esclusa dal titolo come dal film, a parte l'iniziale inquadratura della statua della Libertà e il carrello finale sul fiume Missouri. Il finale è l'unica libertà che Straub-Huillet si concedono nei confronti del testo. Le lunghe pratiche per l'assunzione di Karl nel Teatro di Oklahoma sono condensate in una rapida sequenza in cui Karl parla con due impiegati. La suggestiva descrizione del viaggio in treno è «riassunta» nell'immagine del fiume, che diventa (sorta di sineddoche geografica) una parte per il tutto, un «segno» del pianeta America. «...e soltanto ora Karl si rese conto di quanto sia grande l'America». Rapporti di classe, dunque. Prima di essere uno scrittore, Franz Kafka era un impiegato. Straub-Huillet seguono una parte della critica kafkiana (Lukàcs, soprattutto Günther Anders) vedendo in America una lucida rappresentazione dei rapporti di classe nella società moderna, rapporti che sono ingiusti proprio in quanto incomprensibili da parte degli sfruttati.

venerdì 27 marzo 2015

La Belle est la Bête


Austria/Lussemburgo/Olanda, 2005
3 min.
Scritto e diretto da Bady Minck


Attraverso la bocca, il recondito, non a caso affidato al prologo della Metamorfosi kafkiana, scorre verso l’esterno passando attraverso il corpo inerme reso inespressivo dall’utilizzato come equivalente universale dello spettacolo delle merci; là crea una nuova interfaccia uomo-animale che all’inumanità delle polarità estreme predilige la sovrumanità. Bady Minck riformula le condizioni archetipe della fiaba realizzando una continua mutazione di sé; la bestia non appartenendo più alla sfera del perturbante non desidera ritornare uomo, la natura ha mostrato la sua contingenza senza possibilità di ritorno o di cancellazione, solo una scellerata metamorfosi nel corpo-automa della resa.

martedì 24 marzo 2015

Zamok


Russia, Germania, Francia, 1994
120 min.
Regia di Aleksei Balabanov

 
K., ricevuto l'incarico di agrimensore, giunge al villaggio ai piedi del Castello governato dal Conte e dai suoi sfuggenti emissari. Ma ogni tentativo di dare un senso alla sua chiamata si frammenta in un labirinto di domande senza risposta.

giovedì 19 marzo 2015

Der Mensch mit den modernen Nerven


Austria/Lussemburgo, 1988
7 min.
Scritto e diretto da Bady Minck & Stefan Stratil

 
Lo sguardo di Bady Minck gioca e si sviluppa sulla rimembranza, su di un’ostica distanza che permette agli eventi del passato d’emergere con garbo dalle loro ombre, lo stesso sguardo che ha permesso all’autrice austro-lussemburghese di palesare con Am Anfang war der Blick del 2003 la rimozione del passato nazista da parte del popolo austriaco com’ella stessa ha dichiarato in un’intervista: In quanto lussemburghese, il mio è uno sguardo dall'esterno. Ho indagato sul nazismo cercando di mettere in evidenza la rimozione del passato operata dagli austriaci. La maggior parte di loro si sente vittima di un'occupazione e non prende in minima considerazione il fatto che vi sia stata una vera e propria complicità politica. Tengo a specificare, però, che il film vuole dare lo spunto per una riflessione seria e approfondita e che non è mia intenzione esprimere alcun atto d'accusa.

domenica 15 marzo 2015

La chevelure


Francia, 1961
18 min.
Regia di Adonis Kyrou

 
In quella che possiamo definire la oramai centennale scomposizione dell’informe materia del cinema surrealista Adonis Kyrou occupa un posto di assoluto rilievo e anche di totale eccentricità. Attivo in Francia, è stato uno dei più attenti critici cinematografici, pubblicando anche saggi di notevole rilevanza: da Le Surréalisme au cinéma del 1952 ad Amour, érotisme et cinéma del 1957. Passa dietro la macchina da presa nel 1957 per un paio di documentari, tra cui, nel 1958, Le palais idéal, sul palazzo interamente costruito da Ferdinand Cheval e che rappresenta un capolavoro assoluto dell’architettura fantastica e visionaria e per alcuni cortometraggi, tra cui si segnala La Chevelure del 1961, pregevole adattamento dell'omonimo racconto di Guy de Maupassant che vede Michel Piccoli nei panni di un ricco e raffinato individuo, appassionato di vecchi oggetti che acquista un mobile antico dal quale si sente inesorabilmente attratto. In uno spazio nascosto troverà qualcosa che cambierà radicalmente la natura delle sue ossessioni o meglio, per dirla con le parole del regista stesso rimarrà vittima dell’esplosione del meraviglioso

giovedì 12 marzo 2015

Rosalie


Francia, 1966
16 min.
Regia di Walerian Borowczyk

 
Rosalie, cameriera presso la famiglia Varambot dopo essere stata sedotta da un giovane militare nipote di questi ultimi racconta a noi, la sua giuria immaginaria, lo sconcerto e il successivo adattamento all’idea di avere un bambino nella sue complicate condizioni economiche e familiari e come messa di fronte all’inaspettato arrivo di due gemelli la giovane abbia perso la testa e soffocato i due piccoli.

domenica 8 marzo 2015

El extraño caso del Doctor Fausto


Spagna, 1969
79 min.
Regia di Gonzalo Suárez


El extraño caso del Doctor Fausto è il primo lungometraggio di Gonzalo Suárez basato su di un testo non suo; nel caso specifico e a detta del regista basato sul Faust di Goethe nel quale interviene chirurgicamente come narratore sostituendo la maggior parte dei dialoghi, tanto che quando il film venne presentato a Berlino nel 1970, provocò un mezzo incidente diplomatico dato che si vociferava, perlomeno tra i tedeschi, che fosse stato imposto al festival direttamente dal governo spagnolo a discapito della rassegna che avrebbe preferito El jardín de las delicias di Carlos Sauara. Archiviato l’alquanto improbabile aspetto scandalistico non rimane comunque che prendere atto dell’approccio insolito al mito del Faust, della libertà poetica e formale del film che irrompe sullo schermo attraversato da immagini deliranti, carnali e da un montaggio schizoide alle quali fa da contraltare una irriverente  vitalità jakubiskiana che fa anche venire voglia di saltare, ballare, ridere, giocare o disegnare con il gesso lo schizzo misterioso ricevuto dal dottor Fausto. La rappresentazione dell'enigma, che, a sua volta, è la chiave di volta della storia, un gioco di specchi nel quale lo stesso Mefistofele nonostante i continui ammonimenti rimarrà imprigionato.

martedì 3 marzo 2015

Théâtre de Monsieur & Madame Kabal


Francia, 1967
74 min.
Scritto e diretto da Walerian Borowczyk

 
Signore e signori benvenuti nel teatro del signor e della signora Kabal; circondati da un paesaggio spoglio e da una fauna grottesca e inverosimile i coniugi Kabal già si mostrano difettosi, meccanici nella legnosità della loro apparenza fisica; piccolo e corposo lui, torva e allampanata la signora Kabal che dopo aver scelto ella stessa le fattezze del suo volto, dà il via al teatro non prima d’un breve scambio di battute con il regista stesso. Siamo sorpresi di constatare che qui, nonostante le apparenze disorientanti e bizzarre, il signor e la signora Kabal ci sono vicini nella perpetuazione di una sgangherata dicotomia vittima/carnefice, cosa che stranamente non limita o ridimensiona in alcun modo la parte onirica e immaginaria del lungometraggio.

giovedì 26 febbraio 2015

Wir


Germania, 1982
98 min.
Regia di Vojtech Jasný

 
D-503 è parte - numero tra i numeri - di una società totalmente organizzata che pretende di spingersi sino alla rigorosa felicità matematica nonché progettista dell’Integrale elettrico di vetro, dal respiro di fuoco, l’astronave che porterà quest’ordinata civiltà su altri mondi, emancipandola dal pianeta Terra, sul quale essa rappresenta solo un’oasi circondata da una natura selvaggia ed inquietante dove i cubicoli trasparenti che ospitano i numeri abitanti lo Stato Unico sono separati da un altrove non sottomesso e non razionalizzato da un semplice Muro. Ma l’incontro e la seguente infatuazione per una donna la quale si rivelerà essere membro di un gruppo terroristico che si propone di far fallire la spedizione dell’Integrale e di distruggere lo Stato Unico, portano lo zelante matematico a un graduale travaglio. Il suo farsi uomo da numero che era, il destarsi dell’istintualità, dell’animalità lo conducono non solo ad un’aperta ribellione nei confronti del Benefattore, il tiranno dal volto paterno – e dalle fattezze palesemente staliniane -, ma soprattutto nei confronti della propria ragione, scoperta nella sua funzione ferocemente repressiva.

sabato 21 febbraio 2015

Ja tože choču


Russia, 2012
80 min.
Scritto e diretto da Aleksej Balabanov

 
C’è un campanile su un’isola in mezzo a un lago ghiacciato e chi ci entra può ottenere la felicità ed essere trasportato altrove; non a tutti è dato il privilegio, anche se tutti possono provarci. A seguito di una misteriosa tempesta elettromagnetica, il territorio circostante è altamente radioattivo e chi vi si addentra ne viene fatalmente contaminato. Fuori dal recinto è piena estate, dentro l’inverno atomico, e il territorio sommerso dalla neve è disseminato dei cadaveri di quelli che non ce l’hanno fatta. L’ambiente, nei film di Aleksej Balabanov, è sempre stato importante almeno quanto la storia e i personaggi. In questo ultimo film la storia è a dir poco scarna e i personaggi appena accennati, in bilico tra l’essere pura emanazione dell’ambiente e archetipi umani. A guidare l’avventurosa spedizione alla ricerca della felicità è il Criminale (Aleksandr Mosin), ‘uomo di azione’, antieroe positivo, impavido e donchisciottesco (una statuetta dell’hidalgo troneggia in casa sua). Il suo amico Matveev (Jurij Matveev) è ‘uomo di affetti’ (segue l’amico, porta con sé il vecchio padre). Il Musicista (Oleg Garkuša) è un ‘uomo di sensibilità’, con il dono della creazione artistica. Ai tre avventurieri si aggiungono altri due viaggiatori: il Ragazzo (Balabanov jr) simbolo della ‘forza della mente’ (ha il dono della preveggenza), e la Ragazza (Alisa Šitikova), incarnazione della ‘forza del corpo’ (corre nuda nella neve). Ma come sempre nel mondo di Balabanov l’umanità non è mai divisa in categorie morali, qualità e difetti coesistono come diverse gradazioni della stessa attitudine. Così per eccesso di azione si uccide, per difetto di amore si beve, la sensibilità dà amarezza, la forza della mente allontana dagli altri, la forza del corpo li fa avvicinare troppo. La felicità non è concessa a tutti, ma il fatto di perseguirla presuppone il desiderio di riscatto. Ciascuno ci arriva a modo suo, ciascuno deve trovare la propria strada: da sempre è questo il modo di vedere le cose di Balabanov. I suoi personaggi non sono mai spiegati in termini psicologici: sono esattamente quello che fanno. Ciascuno di loro arriverà alla meta o rinuncerà, coerentemente con la propria indole profonda. Gli unici a cui non sarà concessa la felicità sono quelli che hanno ucciso (fisicamente o metaforicamente) qualcun altro, negandogli la prova della felicità.

domenica 15 febbraio 2015

All the lines Flow out


Singapore, 2011
21 min.
Scritto e diretto da Charles Yi Yong Lim

 
Singapore e l’assillo dell’acqua, dove tra strade e grattacieli si sviluppa una rete di trentadue torrenti artificiali e settemila chilometri di canali, una complessa articolazione di Longkang - termine malese utilizzato per descrivere qualsivoglia manufatto per la conduzione idrica – attraverso la quale Yi Yong Lim simula un territorio carico di mistero filmandone gli astratti nodi. La sua prospettiva centrale passa in rassegna sistemi di drenaggio artificiale, opere idrauliche come canalizzazioni e fognature, inauditi luoghi di transito consacrati al riciclo totale delle acque di scarico, spazi d’eiezione della  tiepida oscurità monsonica che avviluppa l’iperreale isola la quale narcisisticamente si rispecchia sino ad attorcigliarsi sul tragitto dell’artefatto.

domenica 8 febbraio 2015

Sami


Croazia, 2001
81 min.
Scritto e diretto da Lukas Nola


Sami si svolge in un tempo indefinibile, in un mondo privo di luce e suoni, immerso in un costante rumore vuoto che i protagonisti riempiono con suoni naturali registrati su nastro di un tempo che, senza alcuna allusione o delucidazione, non gli appartiene più. In questo mondo irrintracciabile un uomo, del quale sapremo solo che ha perduto la sua famiglia al volante di una macchina investe un bambino uccidendolo, sconvolto, ma freddamente lucido, occulta il cadavere con della carta e lo getta in un fiume; da quel momento, complice l’ingresso nella sua vita di una donna misteriosa, nuove e vecchie ossessioni si sommeranno.

domenica 1 febbraio 2015

Umeshinju


Giappone, 2003
33 min.
Scritto e diretto da Yoshihiro Ito

 
Il pino, il bambù e il susino compongono il Kadomatsu, la tradizionale decorazione giapponese di capodanno, generalmente posta all'entrata delle abitazioni e nei luoghi di lavoro; le tre piante vengono chiamate I tre amici dell'inverno per la loro resistenza ai rigori invernali e sono portatrici di una ricca simbologia, longevità il primo, forza il secondo, prosperità per il terzo. Ma nell’universo Yoshihiro Ito le tre piante altro non sono che tre differenti opzioni di suicidio offerte fa un tuttofare dalle braccia rotte a una stanca ragazza priva degli arti superiori tra glaciali accenni di erotismo e sane dosi di scellerato umorismo.

giovedì 29 gennaio 2015

Un Perro Llamado Dolor


Spagna, 2001
89 min.
Scritto, diretto e musicato da Luis Eduardo Aute


Un perro llamado Dolor è l’esordio come regista, disegnatore, sceneggiatore e compositore nel mondo dell’animazione di Luis Eduardo Aute; si tratta di un film interamente disegnato dal cantautore spagnolo in più di cinque anni di lavoro durante i quali egli ha realizzato oltre 4.000 disegni poi digitalizzati. Il progetto parte nel 1996 anno della celebrazione dei 250 anni della nascita di Goya, quando ad Aute viene commissionato un quadro per una mostra per la quale realizzò decine di bozzetti che regolarmente inviati alla galleria cominciarono a prendere la forma di un vero e proprio storyboard cinematografico.

giovedì 22 gennaio 2015

La distancia


Spagna, 2014
80 min.
Scritto e diretto da Sergio Caballero


Un artista austriaco il cui lavoro si basa sulla matematica dimensionale viene involontariamente intrappolato da un miliardario crimeo con la passione per l’occultismo e l’ufologia in un una centrale elettrica dismessa in terra siberiana, questi assolda tre nani telepati per entrare nella centrale e impadronirsi di un misterioso oggetto: La distanza. Ma la sala delle turbine che ospita l’enigmatico oggetto è vigilata giorno e notte da un guardiano dalle eterogenee relazioni, non ultima quella con un poliglotta fusto fumante dedito all’arte degli haiku e innamorato della ciminiera sua dirimpettaia.