giovedì 29 gennaio 2015

Un Perro Llamado Dolor


Spagna, 2001
89 min.
Scritto, diretto e musicato da Luis Eduardo Aute


Un perro llamado Dolor è l’esordio come regista, disegnatore, sceneggiatore e compositore nel mondo dell’animazione di Luis Eduardo Aute; si tratta di un film interamente disegnato dal cantautore spagnolo in più di cinque anni di lavoro durante i quali egli ha realizzato oltre 4.000 disegni poi digitalizzati. Il progetto parte nel 1996 anno della celebrazione dei 250 anni della nascita di Goya, quando ad Aute viene commissionato un quadro per una mostra per la quale realizzò decine di bozzetti che regolarmente inviati alla galleria cominciarono a prendere la forma di un vero e proprio storyboard cinematografico.

giovedì 22 gennaio 2015

La distancia


Spagna, 2014
80 min.
Scritto e diretto da Sergio Caballero


Un artista austriaco il cui lavoro si basa sulla matematica dimensionale viene involontariamente intrappolato da un miliardario crimeo con la passione per l’occultismo e l’ufologia in un una centrale elettrica dismessa in terra siberiana, questi assolda tre nani telepati per entrare nella centrale e impadronirsi di un misterioso oggetto: La distanza. Ma la sala delle turbine che ospita l’enigmatico oggetto è vigilata giorno e notte da un guardiano dalle eterogenee relazioni, non ultima quella con un poliglotta fusto fumante dedito all’arte degli haiku e innamorato della ciminiera sua dirimpettaia.

venerdì 16 gennaio 2015

L'homme qui attendait


Canada, 2006
7 min.
Regia di Theodore Ushev

 
Davanti alla legge sta un guardiano. Un uomo di campagna viene da questo guardiano e gli chiede il permesso di accedere alla legge. Ma il guardiano gli risponde che per il momento non glielo può consentire. L'uomo dopo aver riflettuto chiede se più tardi gli sarà possibile. “Può darsi” dice il guardiano, “ma adesso no”. Così inizia la parabola Davanti alla legge raccontata da un sacerdote a Josef K. mentre procedono affiancati avanti e indietro nella buia navata laterale di una chiesa. Chi la commenta è un sacerdote cattolico; chi la ascolta è un uomo senza fede. In questa tenebra avviene la sola rivelazione che la luce conosce in Kafka: invece di illuminare, la luce si fa tenebra a palesare ulteriormente l’impossibilità dell’attraversamento.

martedì 13 gennaio 2015

Voyage d’une main


Francia, 1984
23 min.
Regia di Raoul Ruiz


Voyage d’une main è probabilmente nella sterminata produzione di Raoul Ruiz l’opera dove con maggiore efficacia la caustica ironia delle maschere ruiziane si combina con l’ampollosa messa in scena – anche se per il regista cileno vale la pena ricordarlo: il barocco è una forma di economia e non di dispendio – in cui spicca il tocco falsamente tridimensionale del trompe-l'œil con cui Ruiz intesse un’altra delle sue disorientanti visioni. Ho scelto un passo di Jan Potocki in cui egli incontra una sorta di popolazione utopica del Caucaso. Mi interessava l’idea di un personaggio che parte per un viaggio a dodici anni con un oggetto-feticcio, una statua, d’arte africana, che diventa alla fine una pallottola con cui si uccide.

mercoledì 7 gennaio 2015

Les trois coronnes du matelot



Francia, 1983
118 min.
Regia di Raoul Ruiz


La geografia del Cile è condizionata dalla presenza di una frammentata fascia costiera formata da coste alte e rocciose con limitatissime spiagge sabbiose. È nella decima regione che il Cile inizia a perdere la propria solidità continentale, disgregandosi in una miriade d’isole e d’isolotti australi. Chiloè è la maggiore di questo vasto arcipelago selvaggio e frastagliato, isola famosa per la nerezza dei suoi temporali e della sua terra per usare le parole di Bruce Chatwin. Quando cala la nebbia molti sostengono che appaia la Caleuche, una nave fantasma carica d’oro e di spettri, condannata a solcare i mari in eterno senza una meta precisa a cui un destino avverso impedisce di tornare a casa, dipinta di bianco e sempre illuminata, può navigare a vele spiegate sopra e sotto le onde del mare. Leggenda narrata dai vecchi ai bambini che certo non poteva lasciare indifferente il cileno, anche se idealmente apolide, Raoul Ruiz cineasta che del racconto popolare, sulla fabula ha costruito il suo onnivoro universo cinematografico o meglio come scrive Edoardo bruno: la capacità di affabulare, nel segno di un mondo alla rovescia, all’incrocio tra il reale e il demoniaco, nella cultura perversa del ‘900 tra Surrealismo e Dada, psicanalisi e cinema, erotismo e religione.

sabato 3 gennaio 2015

A Erva do Rato


Brasile, 2008
80 min.
Regia: Julio Bressane, Rosa Dias


Due sconosciuti, un uomo e una donna, s'incontrano in un cimitero deserto; lei cade, lui la soccorre e le promette che con lui non avrà più nulla di cui preoccuparsi. Così inizia il delizioso arguto e felicissimo piccolo film che il maestro brasiliano Julio Bressane porta in Orizzonti a Venezia 65. Parlandosi poco e guardandosi molto, la coppia trascorre giorni di irreale sospensione: prima lei scrive sotto dettatura di lui saggi sui temi più disparati, dalla mitologia ai veleni; poi lui chiede a lei di fare da modella per una serie di foto che ritraggono la ragazza in costume adamitico, insistendo su particolari anatomici, espressioni ammiccanti, pose bizzarre. Poi la comparsa d'un topo sconvolge la vita della coppia provocando conseguenze ben più estreme della morte.