giovedì 22 gennaio 2015

La distancia


Spagna, 2014
80 min.
Scritto e diretto da Sergio Caballero


Un artista austriaco il cui lavoro si basa sulla matematica dimensionale viene involontariamente intrappolato da un miliardario crimeo con la passione per l’occultismo e l’ufologia in un una centrale elettrica dismessa in terra siberiana, questi assolda tre nani telepati per entrare nella centrale e impadronirsi di un misterioso oggetto: La distanza. Ma la sala delle turbine che ospita l’enigmatico oggetto è vigilata giorno e notte da un guardiano dalle eterogenee relazioni, non ultima quella con un poliglotta fusto fumante dedito all’arte degli haiku e innamorato della ciminiera sua dirimpettaia.



E si potrebbe proseguire ancora raccontando delle scarpe rosse con i tacchi a spillo, la mortadella Yoko Ono, i contatti con Las Vegas, la telecinesi, Lenin, ma anche Teruel location colma di memoria storica scelta da Sergio Caballero condirettore del Sonar Festival di Barcellona per parodiare lo spazio brutale di tarkovskiana memoria nella sua seconda prova dietro la macchina da presa, ma sarebbe probabilmente inutile come lo stesso regista catalano ci spiega: Siamo in un'epoca che vive sotto il giogo della narrazione: i film devono raccontarti qualcosa, e questo è antico […] Ma la gente è incasellata, vuole che le si spieghino le cose e non dover pensare. La distancia è un luogo, esiste nella mia testa e lo mostro. Quando presento un’opera come questa, dico al pubblico: "Non pensate, rilassatevi ed entrate". Se non lo fai, ti perdi il film, che ha più strati, ricchi e sottili, come i vini: ci sono quelli molto corposi e ce ne sono altri in cui sembra non succeda nulla, ma hanno un retrogusto lungo. La distancia è così: c’è gente che continua a pensarci per giorni, perché tocca aree del cervello inusuali. Il tutto addolcito naturalmente da una salutare vena grottesca, gli strampalati personaggi del film poco hanno a che fare col manipolo di avventurieri alla ricerca della verità, continua Caballero: Pare che il cinema d'autore ce l’abbia con l’umorismo: i grandi registi sono qualcosa di trascendentale. Ma io rido di me stesso e della mia trascendenza: il mio film è un mix tra Tarkovskij e Kung Fu Panda.




2 commenti:

  1. Ciao bowman,
    approfitto di questo curioso film di Caballero (che cercavo da tempo) per complimentarmi con te per l'ottimo lavoro che fai con le traduzioni, necessarie soprattutto per questo cinema più nascosto. Seguo con piacere il tuo blog da qualche settimana e devo dire che la selezione di film che proponi è veramente interessante, conforta sempre scoprire qualcosa di diverso :)
    Grazie!

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    1. Grazie a te per l'attenzione; conforta anche me trovare blog dove poter leggere di autori come Mariusz Grzegorzek o Frans Zwartjes...
      Ciao, alla prossima!

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