Spagna, 2014
80 min.
Scritto e diretto da Sergio Caballero
Un artista austriaco il cui
lavoro si basa sulla matematica dimensionale viene involontariamente
intrappolato da un miliardario crimeo con la passione per l’occultismo e
l’ufologia in un una centrale elettrica dismessa in terra siberiana, questi assolda
tre nani telepati per entrare nella centrale e impadronirsi di un misterioso
oggetto: La distanza. Ma la sala
delle turbine che ospita l’enigmatico oggetto è vigilata giorno e notte da un
guardiano dalle eterogenee relazioni, non ultima quella con un poliglotta fusto
fumante dedito all’arte degli haiku e innamorato della ciminiera sua
dirimpettaia.
E si potrebbe proseguire ancora
raccontando delle scarpe rosse con i tacchi a spillo, la mortadella Yoko Ono, i contatti con Las Vegas, la telecinesi, Lenin, ma anche Teruel location colma di memoria storica scelta da Sergio Caballero condirettore del Sonar Festival di Barcellona per parodiare lo spazio
brutale di tarkovskiana memoria nella sua seconda prova dietro la macchina
da presa, ma sarebbe probabilmente inutile come lo stesso regista catalano ci
spiega: Siamo in un'epoca che vive sotto
il giogo della narrazione: i film devono raccontarti qualcosa, e questo è
antico […] Ma la gente è incasellata,
vuole che le si spieghino le cose e non dover pensare. La distancia è un luogo,
esiste nella mia testa e lo mostro. Quando presento un’opera come questa, dico
al pubblico: "Non pensate, rilassatevi ed entrate". Se non lo fai, ti
perdi il film, che ha più strati, ricchi e sottili, come i vini: ci sono quelli
molto corposi e ce ne sono altri in cui sembra non succeda nulla, ma hanno un
retrogusto lungo. La distancia è così: c’è gente che continua a pensarci per
giorni, perché tocca aree del cervello inusuali. Il tutto addolcito
naturalmente da una salutare vena grottesca, gli strampalati personaggi del
film poco hanno a che fare col manipolo di avventurieri alla ricerca della
verità, continua Caballero: Pare che il cinema d'autore ce l’abbia con
l’umorismo: i grandi registi sono qualcosa di trascendentale. Ma io rido di me
stesso e della mia trascendenza: il mio film è un mix tra Tarkovskij e Kung Fu
Panda.
Ciao bowman,
RispondiEliminaapprofitto di questo curioso film di Caballero (che cercavo da tempo) per complimentarmi con te per l'ottimo lavoro che fai con le traduzioni, necessarie soprattutto per questo cinema più nascosto. Seguo con piacere il tuo blog da qualche settimana e devo dire che la selezione di film che proponi è veramente interessante, conforta sempre scoprire qualcosa di diverso :)
Grazie!
Grazie a te per l'attenzione; conforta anche me trovare blog dove poter leggere di autori come Mariusz Grzegorzek o Frans Zwartjes...
EliminaCiao, alla prossima!