Canada, 2006
7 min.
Regia di Theodore Ushev
Davanti alla legge sta un guardiano. Un uomo di
campagna viene da questo guardiano e gli chiede il permesso di accedere alla
legge. Ma il guardiano gli risponde che per il momento non glielo può
consentire. L'uomo dopo aver riflettuto chiede se più tardi gli sarà possibile.
“Può darsi” dice il guardiano, “ma adesso no”. Così inizia la parabola Davanti alla legge raccontata da un sacerdote a Josef K. mentre procedono
affiancati avanti e indietro nella buia navata laterale di una chiesa. Chi la
commenta è un sacerdote cattolico; chi la ascolta è un uomo senza fede. In
questa tenebra avviene la sola rivelazione che la luce conosce in Kafka: invece di illuminare, la luce si
fa tenebra a palesare ulteriormente l’impossibilità dell’attraversamento.
Come l’uomo raffigurato fermo di
fronte alla porta in questo notevole cortometraggio di Theodore Ushev; in quel luogo egli ha la sola visione che gli è
consentita: scorge lo splendore erompere
inestinguibile dalla porta della Legge, sebbene velato dall’ombra della sua
cecità, dall’ombra del buio disceso sul mondo, dall’ombra della morte che si
avvicina, dall’ombra della distanza dal luogo dove nasce la luce. Credo che
Platone avrebbe deriso l’uomo di campagna e il suo misero dono di luce. Ma, per
Kafka, egli è il simbolo della più alta condizione metafisica che si possa
raggiungere: condizione a cui né Josef K. né K. riescono ad avvicinarsi.
Pietro Citati
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