Francia, 1966
16 min.
Regia di Walerian Borowczyk
Rosalie, cameriera presso la famiglia Varambot dopo essere stata sedotta da un giovane militare nipote di
questi ultimi racconta a noi, la sua giuria immaginaria, lo sconcerto e il
successivo adattamento all’idea di avere un bambino nella sue complicate condizioni
economiche e familiari e come messa di fronte all’inaspettato arrivo di due
gemelli la giovane abbia perso la testa e soffocato i due piccoli.
In questo lungo piano fisso su un
volto di risplendente bellezza, a cui si alternano nel corso della storia solo
alcuni inserti di oggetti che fungono da prova in un processo, Borowczyk raggiunge i
vertici della sua arte, la quale si realizza al massimo nell’esaltazione
totale, nella purezza stordente dei mezzi e nell’impatto massimo che il suo
spettatore, come sempre trattato da adulto molto intelligente e consapevole,
può tollerare. La confessione di Rosalie,
matricida per il rifiuto di una responsabilità troppo pesante – un figlio
illegittimo si può sopportare, ma non due, ed ecco perché li seppellisce in due
luoghi diversi, e con uno scrupolo lacerante – ha qualcosa di ipnotico, che
pietrifica lo spettatore. Borowczyk
ci riduce nel ruolo muto, fatale e non premeditato di giudici e di giuria,
spingendoci verso il proscioglimento della sua eroina. I nostri preconcetti
svaniscono come le prove, una scatola da cucito, una vanga, delle lenzuola
macchiate, che provano il crimine e allo stesso tempo lo cancellano. Davanti al
tribunale degli oggetti inanimati, come a quello delle coscienze attente, Rosalie inverte l’ordine della morale e
svela, senza rendersene conto, un altro crimine, questo sì imperdonabile: l’indifferenza,
l’abbandono, la disperazione di chi è solo ed emarginato. Borowczyk dispone di un registro illimitato, quello della tensione,
che egli sa dosare in modo magistrale, ma anche quello dell’ampiezza vettoriale
che gli consente di caricare al massimo lo spazio che egli ha scelto come
teatro. All’interno di questo spazio, schiude un universo.
Robert Benayoun
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