Prostaya smert aka A simple death
USSR, 1985
65 min.
Regia: Aleksandr Kaydanovskiy
Sceneggiatura: Aleksandr Kaydanovskiy da La morte di Ivan Il'ič di Lev Nikolaevič Tolstoj
Fotografia: Yuri Klimenko
Suono: Eleonora Kazanskaya
Produzione: Lenfiln Studio
Cast: Valeri
Priyomykhov, Alisa Freyndlikh, Vytautas Paukste, Mikhail Danilov, Karina
Moritts, E. Smirnov, Tamara Timofeyeva, Stanislav Churkin, Anatoli
Khudoleyev, A. Bukhvalov
Alexandre Kaidanovski dismessi i panni dello stalker tarkovskiano si
accomoda dall’altra parte della macchina da presa per filmare il suo
primo lungometraggio - dopo l’esordio con Sad
cortometraggio del 1983 – tratto da La morte di Ivan Il'ič di Lev
Nikolaevič Tolstoj o meglio dall’universo tolstojano tutto considerando
le citazioni presenti nel film tratte oltre che dal romanzo breve citato
nel titolo al film anche da Guerra e Pace, Memorie di un pazzo, La
sonata a Kreutzer e magari altro che non sono stato in grado di
decifrare. La storia della vita di Ivàn Il’ìč era la più semplice, la più comune, la più terribile;
la storia di un uomo che si dice felice e realizzato, ma che presto
dovrà cominciare a fare i conti con un’oscura e imperscrutabile malattia
– l’irruzione di un Altro indefinibile e irriducibile nell’ordine della
normalità, elemento fortemente tarkovskiano assieme a un raffinato
gioco di riflessi e all’ottima fotografia di Yuri Klimenko con palesi
rimandi al lavoro del cineasta sovietico, Andrej Rublev
in primis - che lo porterà a tutta una serie di riflessioni sulla vita,
alla brusca consapevolezza della totale mancanza di significato dei
legami sociali, all’improvvisa de-realizzazione degli altri, alla
dissoluzione dell’attaccamento alla realtà stessa percepita come un
vortice confuso di forme e suoni. Vortice che Kaydanovskiy fissa su
pellicola con grande maestria e lineare semplicità e al quale si può
certo perdonare un eccessivo didascalismo nella parte finale che poco o
nulla toglie alla piena realizzazione del film.
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