Wife’s knife
Giappone, 2006
10 min.
Scritto e diretto da Yoshihiro Ito
È mai possibile che
questa donna che non sa discorrere se non di spese, né sa sorridere fuorché al
buon mercato; è davvero possibile che questa sia la mia Vàrja si chiede
perplesso il protagonista di Una storia
noiosa di Cechov seduto sul suo
letto dopo l’ennesima notte insonne e l’ennesima visita della moglie ad
annunciare l’inizio di una nuova giornata; è curioso che venga in mente Cechov
durante la visione di questo sorprendente cortometraggio di Yoshihiro Ito, ma l’inesorabile
ciclicità del tempo che nel racconto del romanziere russo sfiorisce il ricordo
e il presente in Wife’s knife assume le sembianze di un’enigmatica clessidra
che circoscrive i gesti del terrorizzato marito; sempre ammesso che possa
esistere una qualsivoglia logica, a maggior ragione di coppia, nelle singolari visioni
del cineasta giapponese visto che egli stesso tende a chiederla a chi visiona i
suoi lavori com’è accaduto al pubblico del Raindance Film Festival dove i suoi
cortometraggi sono stati proiettati.
Un
mondo sgranato e claustrofobico al quale non si può fare il torto di tacere
l’influenza di Shinya Tsukamoto anche se il lavoro di Ito è decisamente più
sfuggevole e ambivalente considerata la marcata propensione al bizzarro; si
resta passivi e inermi dinanzi allo svolgersi degli accadimenti, complice il 16
mm che proietta lo spettatore, alter-ego del protagonista in un universo
stratificato e sinistro solcato da stati onirici angoscianti, immagini più
grezze, più chiaramente neurologiche, e non personali come quelle
dell’immaginazione o del ricordo. L’umanità nella visione del cineasta
giapponese è come una maldestra
escrescenza di carne che rimbalza su
se stessa in un vortice infinito, eppure, in qualche modo, questa visione
piuttosto pessimistica è resa senza alcuna malizia o cinismo; una desolazione
grottesca dalla quale in filigrana affiora un candore quasi naif.
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