Hagane aka FE
Giappone, 1994
67 min.
Regia: Kanji Nakajima
Musica: Kanji Nakajima
Suono: Hideki Koga, Yumi Yokoyama
Cast: Fumiko Kawahara, Eiji Maruyama, Reina Oshibe, Kouichi
Adachi, Kanji Nakajima
In una zona industriale dove un contorto ammasso d’acciaio
arrugginito si staglia sino quasi a coprire il cielo plumbeo e nuvoloso, di
fronte a una fabbrica dal potente e costante gemito siede placidamente un
vecchio pittore con la sua tela bianca appoggiata sul cavalletto in attesa di qualcosa.
Qui incontra una bambina che gli chiede aiuto per seppellire un giocattolo
rotto, incuriosita dal suo lavoro, dalle macchine e dagli scarti di metallo che
circondano il luogo. La memoria della fabbrica, abbandonata da lungo tempo,
viene ridestata dalla madre della bambina attraverso una storia raccontata in
un libro illustrato.
Hagane è il
film d’esordio di kanji Nakajima,
venne inizialmente ideato come cortometraggio nel 1991 col titolo di Fe - Dreams of fish, poi ultimato solo
nel 1994 in forma di lungometraggio e nello stesso anno vinse numerosi premi,
tra cui quello per la miglior opera prima e il Piatto d'Argento al Portugal
International Film Festival e il gran premio della giuria all'Unesco Art/Education International Film
Festival. Si tratta di un film intriso di malinconia e come nelle
successive opere di del cineasta nipponico fortemente legato a
quell’immaginario macro-dimensionale che ancora riesce a ritrarre l’articolato
rapporto tra la scienza e il futuro della nostra civiltà in maniera profonda e
quieta, ma umorale. La macchina di Nakajima
è a una distanza siderale dalla macchina biopolitica, è la macchina come
concatenazione di metalli, liquidi, concetti e forme, quella macchina esterna
rispetto al corpo e alla mente umana: artefatto visibile nello spazio urbano,
nello spazio della fabbrica e della strada. Si tratta della macchina esterna, pesante,
ferraginosa e ingombrante da non confondere con la macchina internalizzata e
ricombinante dell’epoca bio-informatica, l’epoca nostra, l’epoca nuova che
inizia dopo la fine del secolo che
credeva nel futuro...
La nostalgia è lo
spazio in cui le cose animate e inanimate coesistono in armonia; Fe è il
simbolo chimico del ferro, materiale pesante adoperato per fini industriali. Ma
qui, in un’acciaieria abbandonata, il tempo e la ruggine hanno intaccato ciò
che formalmente sembrava indistruttibile, creando figure dai risvolti carichi
d’inquietudine, ma fascinosamente belle e poetiche, poetiche come i dialoghi
tra il vecchio pittore e la bambina.
Dal catalogo del Manheim International Film Festival
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