lunedì 24 marzo 2014

Hagane [FE]


Hagane aka FE
Giappone, 1994
67 min.
Regia: Kanji Nakajima
Musica: Kanji Nakajima
Suono: Hideki Koga, Yumi Yokoyama
Cast: Fumiko Kawahara, Eiji Maruyama, Reina Oshibe, Kouichi Adachi, Kanji Nakajima

  
In una zona industriale dove un contorto ammasso d’acciaio arrugginito si staglia sino quasi a coprire il cielo plumbeo e nuvoloso, di fronte a una fabbrica dal potente e costante gemito siede placidamente un vecchio pittore con la sua tela bianca appoggiata sul cavalletto in attesa di qualcosa. Qui incontra una bambina che gli chiede aiuto per seppellire un giocattolo rotto, incuriosita dal suo lavoro, dalle macchine e dagli scarti di metallo che circondano il luogo. La memoria della fabbrica, abbandonata da lungo tempo, viene ridestata dalla madre della bambina attraverso una storia raccontata in un libro illustrato.



Hagane è il film d’esordio di kanji Nakajima, venne inizialmente ideato come cortometraggio nel 1991 col titolo di Fe - Dreams of fish, poi ultimato solo nel 1994 in forma di lungometraggio e nello stesso anno vinse numerosi premi, tra cui quello per la miglior opera prima e il Piatto d'Argento al Portugal International Film Festival e il gran premio della giuria all'Unesco Art/Education International Film Festival. Si tratta di un film intriso di malinconia e come nelle successive opere di del cineasta nipponico fortemente legato a quell’immaginario macro-dimensionale che ancora riesce a ritrarre l’articolato rapporto tra la scienza e il futuro della nostra civiltà in maniera profonda e quieta, ma umorale. La macchina di Nakajima è a una distanza siderale dalla macchina biopolitica, è la macchina come concatenazione di metalli, liquidi, concetti e forme, quella macchina esterna rispetto al corpo e alla mente umana: artefatto visibile nello spazio urbano, nello spazio della fabbrica e della strada. Si tratta della macchina esterna, pesante, ferraginosa e ingombrante da non confondere con la macchina internalizzata e ricombinante dell’epoca bio-informatica, l’epoca nostra, l’epoca nuova che inizia dopo la fine del secolo che credeva nel futuro...



La nostalgia è lo spazio in cui le cose animate e inanimate coesistono in armonia; Fe è il simbolo chimico del ferro, materiale pesante adoperato per fini industriali. Ma qui, in un’acciaieria abbandonata, il tempo e la ruggine hanno intaccato ciò che formalmente sembrava indistruttibile, creando figure dai risvolti carichi d’inquietudine, ma fascinosamente belle e poetiche, poetiche come i dialoghi tra il vecchio pittore e la bambina.
Dal catalogo del Manheim International Film Festival




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