Thailandia, 2009
82 min.
Scritto e diretto da Anocha Suwitchakornpong
Fotografia: Ming Kai Leung
Montaggio: Parinda Moongmaipho
Cast: Phakpoom Surapongsanurak, Arkaney Cherkham, Paramej
Noieam, Anchana Ponpitakthepkij, Karuna Looktumthong
Nella grande casa borghese che condivide con il padre, il
giovane Ake è costretto a letto a
causa di un incidente che lo ha paralizzato. Dipendente dagli altri e carico di
rabbia repressa, trascorre le giornate in silenzio e nel dolore. Pun, un aiuto
infermiere, si impegna nel prendersi cura di lui.
I due uomini parlano a malapena eppure in contatto con Pun l'universo di Ake appare meno immobile.
I due uomini parlano a malapena eppure in contatto con Pun l'universo di Ake appare meno immobile.
La regista Anocha
Suwitchakornpong è stata scoperta in ambito internazionale grazie al suo
cortometraggio Graceland, l’unico
film thailandese presente nel programma dei corti Cinefondation al Festival di
Cannes. Ma è in questo primo lungometraggio, un’opera prima molto ambiziosa
premiata con il Tiger al Festival di Rotterdam, che il suo stile
decisamente originale si è espresso in tutta la sua potenza [...] Inizialmente
la regista gioca a condurci in territori conosciuti: per mezzo di lunghe scene
delineate tra loro da tagli netti ci narra il graduale e drammatico risveglio
di Ake, che passa da un’amara
rassegnazione al desiderio di una svolta. Nella seconda parte, però, il film si
rivela in un’esplosione inattesa con una riflessione sulla vita in tutte le sue
fasi, dalla nascita alla morte; in quello stesso momento, il normale flusso
temporale si libera dei lacci del tempo ed inizia il suo girovagare,
abbandonando il percorso lineare seguito fino ad allora. Gli sbalzi tra passato
e presente comprendono insistite ripetizioni temporali che riflettono i ritmi
di una persona paralizzata, in cui ogni giornata può sembrare tristemente
uguale alla precedente. Bisogna ammettere però che, a lungo andare,
l’operazione, molto studiata, risulta faticosa da seguire, e perde un po’ di
naturalezza.
A questa riflessione sul Tempo si aggiunge poi quella
politica: ogni membro della famiglia di Ake
(ivi compresa la casa stessa) rappresenta un particolare aspetto della società
thailandese. Una metafora che deve essere ben evidente per un thailandese, tanto
che la regista temeva qualche taglio della censura per fortuna evitato; peccato
però che chi non ha conoscenze specifiche di quella cultura faccia fatica ad
afferrarne i riferimenti e si concentri più sulla parte drammatica e umana
della storia, che pure risulta ricca di una sensibilità affatto scontata.
Un’opera prima coraggiosa, dunque, densa e sicuramente affascinante, che
cattura l’attenzione ed emoziona pur se non se ne afferrino tutti i legami.
Recensione di Paola Galgani
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