Polonia, 1998
75 min.
Regia di Dorota Kędzierzawska
C’è il cortile di un palazzo o
meglio di una struttura dormitorio ricoperto da buche costantemente piene
d’acqua piovana, gli interni sono polverosi scavati dalla luce solare che
filtra attraverso le finestre fissati dalla sontuosa fotografia di Arthur Reinhart. È un mondo impenetrabile
quello delineato dalla Kędzierzawska
in questo singolare film attraversato da valori inflessibili e obsoleti che
racconta la storia di una giovane donna di nome Hela, moglie premurosa e devota nonostante un marito aggressivo e
poco presente oltre che madre di tre figli che la impegnano spasmodicamente. La
scoperta dell’arrivo di un quarto figlio getta la donna nella disperazione,
nasconde la gravidanza al marito provando ad abortire illegalmente nella
cattolicissima Polonia dove la legge
degli uomini coincide con la legge di Dio
come le ricorda prontamente la funzionaria di un consultorio, ma le sue misere
condizioni non le permettono di corrompere un medico e il suo confuso tentativo
di procurarsi un aborto con l’inconsapevole aiuto della figlia non fa altro che
mettere a rischio la sua vita e a ritardare la più drastica delle decisioni.
Nic getta lo sguardo in un universo lacerato e ferito dove le scene
più insignificanti del quotidiano vengono magnificate, simbolizzate,
incorniciate dal silenzio spettrale o punteggiate dalle malinconiche
espressioni della qui esordiente e azzeccatissima Anita Kuskowska-Borkowska. Universo che paradossalmente non è in
grado di evocare la dimensione della tragedia; la cineasta polacca non mostra
nessun riguardo o empatia di genere per il destino
creaturale della protagonista e tutte le altre donne presenti nella
pellicola, il suo sguardo severo le relega a indolenti prosecutrici di un
patriarcato al quale solo la prostituta pare in una qualche misura defilarsi
assieme alla ragazza che offre il mandarino al piccolo Kotuš sulla quale comunque pesa l‘ambiguità di un gioco onirico della
sconsolata Hela in quella che
potrebbe essere solo una lucida irruzione del presente nel mondo doloroso e
atemporale della giovane donna. Da abile ritrattista la Kędzierzawska utilizza con estrema raffinatezza una storia così
terribile riconsegnandoci la sua caparbia visione del mondo dove il destino di
questa donna è così ben collocato nel contesto della Polonia contemporanea da divenire immediatamente universale.
Nessun commento:
Posta un commento