mercoledì 8 gennaio 2014

Na wylot


Na wylot aka Through and through
Polonia, 1972
70 min.
Scritto e diretto da: Grzegorz Królikiewicz
Fotografia: Bogdan Dziworski
Suono: Jerzy Wroński
Musica: Henry Kuzniak, Janusz Hajdun
Cast: Franciszek Trzeciak, Anna Nieborowska, Lucyna Winnicka, Irena Ładosiówna, Jerzy Block, Halina Szram-Kijowska

Na wylot è la ricostruzione, personale e molto libera, di un crimine realmente accaduto in Polonia nel 1930. Il film narra le vicende di Jan e Maria conosciutisi in casa di un alcolizzato nella periferia di Cracovia. Jan perde il lavoro, segue un matrimonio ignorato da tutti i parenti e la ricerca di un nuovo lavoro del tutto infruttuosa. Vivono in condizioni di povertà, ignorati e umiliati, vengono scacciati dalla casa materna di Jan dopo un litigio con il fratello di questi perdendo l'ultimo dei loro appoggi. Disperati uccidono tre anziani per rubargli del denaro che utilizzeranno per passare qualche ora in un albergo di lusso…
 

Film scioccante […] strutturato più come una suite musicale con i suoi ritmi variabili che come un lavoro di pittura con la sua immobilità contemplativa; riesce efficacemente a velare il senso della trama. Krolikiewicz propone un film molto originale rimescolando le norme sia del racconto che della composizione artistica. È difficile resistere al fascino che un tale esperimento ispira […]
Allo stesso tempo, questo film lascia in uno stato di confusione, riporta alla superficie timori nascosti, tocca zone protette della nostra struttura psicologica e morale. Qualcosa d'incomprensibile, d'oscuro e segreto che ogni tabù implica, sia che gli attribuiamo un segno di santità che lo stigma della maledizione.
Jerzy Uszyński


Lo spazio-tempo di Na Wylot è costruito attorno ad un centro vuoto: la teoria del fuori campo formulata dal regista diventa la grammatica audiovisiva su cui tutta la struttura del film è imperniata: ogni inquadratura allude ad un’altra, invisibile, approfondendone il significato, ogni sequenza risuona con un’altra, allargandone lo spettro emotivo, ogni suono asincrono ci lascia immaginare un’azione diversa da quella che vediamo, mettendo in scacco la percezione abituale. Lo shock che proviamo è duplice: l’ellissi trapunta la narrazione fino all’enigma, e al contempo destruttura la morale corrente. Nella nudità estrema non c’è giudizio moralistico, ma un’etica dello sguardo che ci spinge a fronteggiare il caos dell’esistenza. Lo splendore del vero si raggiunge distruggendo il naturalismo, il realismo, lo storicismo che hanno sempre caratterizzato il cinema polacco.
(F.R.) Triestefilmfestival.it



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